«Una cosa si rende chiara per chi voglia operare nel mondo della luce e con il lievito del Vangelo: la costruzione temporale deve essere come l’abbozzo della costruzione eterna, la città terrena come il cantiere ove si pongono le impalcature e le prime pietre della città celeste. C’è una “terra promessa” al termine della navigazione faticosa della storia dell’uomo. Sull’orizzonte brilla, luminosa e confortatrice, una stella» (Giorgio La Pira)
Quando ho studiato filosofia al liceo e successivamente in teologia mi sono imbattuto nelle teorie di Francesco Bacone (se non erro fu lui a teorizzarne il metodo) che sosteneva la necessità, nel processo speculativo, di una “pars destruens” e di una “pars construens”.
Sulla pars destruens, circa la presenza dei cattolici in politica non ci sono dubbi, essa, come già detto, è stata certificata con lo scioglimento della DC e il progressivo discostamento dal Magistero della Dottrina Sociale della Chiesa per obbedire alle diverse discipline di partito nei quali i cattolici hanno trovato rifugio. Rimane la pars construens di un orizzonte unico di riflessione attorno al quale far convergere quelle anime disponibili a dare ancora una presenza visibile al panorama politico e culturale.
Questa non può essere demandata alle conventions commemorative dei nostalgici, ma richiede un lavoro costante e anche faticoso che parta dalla formazione fino al collegamento necessario con le Conferenze Episcopali che insistono nei territori. Negli ultimi anni ad esempio, in Italia, abbiamo assistito ad una Conferenza Episcopale che è diventata sempre più di rappresentanza e a una voce, quella del Papa, diventata, invece, preponderante.
All’interno di questa cornice si sono mossi vari personaggi che non sono riusciti ad essere nemmeno cassa di risonanza per i temi cruciali, ma che hanno avuto il solo scopo di mantenere il proprio posto in Parlamento, complice una legge elettorale che premia la fidelizzazione al leader di turno del partito, piuttosto che il legame con i territori o la concretezza dei contenuti.
Soffermandomi ad una considerazione perlopiù casalinga, (quella internazionale richiede un’articolazione della riflessione più complessa) io credo che oggi sia necessaria un coordinamento maggiore con la Conferenza Episcopale Italiana che, alla luce del Magistero e nel rispetto delle competenze, può dare le indicazioni attorno alle quali portare avanti la formazione nelle Scuole Sociopolitiche, da esse possono attingersi gli attori che si impegnano a dare un volto e un contenitore alle istanze di un mondo moderato, cattolico che esiste, ma che molti non vogliono far emergere relegandolo ad anacronismo storico.
La presenza di un fronte comune nel panorama politico stanerebbe i “ristagnati” da quelle ambiguità o da quelle ombre che hanno permesso il diffondersi di una cultura relativista e hanno fatto perdere credibilità non solo agli uomini, ma soprattutto a quelle istanze di solidarietà, sussidiarietà, difesa delle fasce deboli, istanze di pace e di accoglienza, rispetto e integrazione di cui i primi promotori del movimento cattolico si fecero portavoce e garanti con la loro testimonianza di vita cristiana, tra tutti, La Pira e De Gasperi.